METODO MATTEI
Enrico Mattei è raccontabile, ma non spiegabile
Era un folle visionario. Ma c’era metodo nella sua “Follia”.
E il metodo era guidato da una stella polare.
L’enorme bisogno di riscatto del suo popolo.
Bisogno sostenuto da un enorme potenziale inespresso. Bisogno condiviso con le altre nazioni.
Il suo metodo si basava sugli uomini e sulle donne.
La conoscenza del potenziale umano era la sua arma segreta.
La capacità di valorizzarlo la sua forza.
Collaboratori, alleati e concorrenti erano la sua leva quotidiana per il riscatto.
Il Metodo Mattei si basa su
L’Equità nei rapporti tra gli individui, tra gli individui e le istituzioni, tra le istituzioni e tra le Nazioni.
Equità non astratta, bensì ancorata al rispetto dei ruoli e delle risorse; al riconoscimento dei diritti di tutti i soggetti coinvolti nell’agire economico, sociale e politico.
Rispetto che si traduce in accordi che mirano al bene della Comunità, capaci di ridistribuire onori e oneri.
Comunità di esseri umani e di popoli, che è il cuore pulsante della crescita. Il cuore del modello.
Crescita (sociale ed economica) che può avvenire solo attraverso il lavoro come fattore imprescindibile di dignità individuale e collettiva.
Lavoro che deve basarsi su due elementi determinanti: Impresa ed Energia.
Non a caso, in occasione del sessantesimo anniversario della scomparsa di Enrico Mattei, è stato organizzato un convegno intitolato:
Non c’è comunità senza lavoro
Non c’è lavoro senza impresa
Non c’è impresa senza energia
Con un approccio pragmatico, che a lui sarebbe suonato bene, alcuni hanno descritto questo comportamento come quello di un commerciante che sa che “i contratti capestro creano solo nemici. O terroristi”.
garantire l’indipendenza energetica dell’Italia per consentire all’impresa di crescere, offrire lavoro, la dignità che ne deriva e lo sviluppo che ne consegue; tutto ciò però secondo il Modello di relazione basato sull’Equità.
che, pronunciata in una posizione oltremodo svantaggiata e all’interno di una situazione a dir poco complessa, sintetizza il pensiero di Enrico Mattei:
“L’ingegno è vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”.
La frase è semplice, ma non è stata pronunciata ad effetto e contiene due termini estremamente significativi.
Mattei non parla di un Modello individuale, di un uomo di ingegno, parla dell’ingegno. Non un singolo dotato, bensì un Modello di approccio condivisibile.
Non parla di idee da avere, bensì di possibilità da vedere, da comprendere, là dove altri approcci, altre visioni non ne vedrebbero.
Per declinare il Metodo Mattei oggi ci dobbiamo quindi porre tre domande
Il medesimo. Garantire lo sviluppo equo. Dove equo non riguarda solo tutte le persone, bensì anche l’ambiente in cui le persone vivono. Affrontare la sfida del millennio, credendo nel potenziale umano come risorsa e nel principio di Equità per le relazioni.
Non è tanto il problema della definizione: “facoltà dello spirito di intuire, penetrare e giudicare le cose con prontezza e perspicacia; capacità inventiva applicata sia alla creazione di opere d’arte, sia all’esecuzione di opere anche manuali, sia a trovare le vie, i modi e i mezzi per risolvere problemi, per eliminare le difficoltà che ostacolano la riuscita di un lavoro o di un’impresa” (Treccani).
Il problema è che l’ingegno, ovviamente, non esiste in astratto. Perché l’ingegno agisca come modello di approccio occorre incarnarlo in un gruppo di lavoro di giovani neolaureati, privi di pregiudizi, di abitudini sbagliate. Provenienti da percorsi formativi diversi – umanistico, scientifico, tecnico, visivo e amministrativo – essi costituiscono l’ingegno in azione – essi sono l’Intelligenza collettiva.
L’Italia, ma anche la nazione più povera del mondo, possiede un patrimonio immenso: i propri giovani.
E questi giovani, anche nella zona più remota della terra, hanno accesso alla più grande biblioteca cui il genere umano abbia mai avuto accesso, il web.
E in questa biblioteca si possono vedere le possibilità che esistono.
Per vedere occorre abbracciare cinque concetti fondamentali
L’intelligenza collettiva – two is better than one
Il rifiuto dell’abitudine – si è sempre fatto così, ma non ti ricordi più perché
Il rifiuto del pregiudizio o l’accettazione del principio di realtà – il Neanderthal è un bruto fino a quando non scopri che è uguale a te
Rubare è meglio di copiare – I buoni artisti copiano i grandi artisti rubano – Picasso secondo Steve Jobs
Il punto di vista – l’Everest è il monte più alto e anche no, dipende da dove lo calcoli
Applicando un metodo in tre passaggi
La base di conoscenza
La struttura semantica
Lo scenario delle possibilità
Utilizzando due teorie
Una scientifica: l’Adjacent Possible
Una economica: la Cambiodiversity
Ma individuare la possibilità significa essere a metà dell’opera
Per realizzarlo bisogna muovere, prima di tutto, dalla Consapevolezza che ogni scelta ha delle conseguenze e può creare o non creare consensi. E solo con i consensi è possibile innestare un circuito virtuoso. E solo la Comunicazione permette l’azione individuale e collettiva.
Inoltre, nulla di tutto ciò sarà possibile senza Semplificare e Formare. Senza la velocità di azione e la preparazione delle persone.
Mantenendo a mente quanto scritto precedentemente sul Modello di relazione, è il momento dell’esecuzione. Consenso pubblico, Organizzazione, Tecnologia e Finanza.
Nulla è cambiato. Ancora oggi, senza questi quattro elementi non si raggiungeranno obiettivi duraturi.
Premessa: la realizzazione del Piano Mattei, secondo noi, potrebbe anche avvenire attraverso l’applicazione del Metodo Mattei. Il Metodo Mattei si basa sul principio di Equa collaborazione. Pertanto, la volontà di contribuire alla crescita degli altri paesi può avere successo a partire da due semplici, ma fondamentali, assunti: chiara e trasparente volontà di collaborazione ed equa redistribuzione dei vantaggi. Occorre infatti ottenere una crescita vicendevole se, nel medio e lungo periodo, si desiderano risultati positivi per tutti.
Possiamo quindi ragionare su una Modalità operativa costruita su tre stadi
L’ipotesi
Esportare tecnologia e competenza di un distretto è una pratica delicata e, in alcuni casi, rischiosa. L’esportazione è sinonimo di delocalizzazione, la delocalizzazione di perdita di requisiti e di lavoro.
Allargare un distretto (nello spazio produttivo e nel mercato di riferimento) è una pratica complessa, ma vincente in modo equo.
La progettazione del Distretto
Se immaginiamo un’Equa collaborazione, possiamo progettare un distretto che condivide competenze e tecnologie di progettazione, di marketing, commerciali e industriali su un territorio internazionale e destinato all’apertura di mercati nuovi e liberi da vincoli e al servizio di mercati interni.
La realizzazione del Distretto
Si fonda sul concetto di filiera allargata di distretto con una dimensione territoriale internazionale, basato sui principi di competenza, qualità, convenienza e rispetto dell’uomo e dell’ambiente secondo gli SDGs delle Nazioni Unite.
La filiera è allargata perché, anche a fronte dei problemi delle filiere globalizzate, è divenuta chiara la necessità di poter governare, anche geograficamente, l’intera economia di filiera.
La dimensione territoriale internazionale (all’interno di un’area geografica circoscritta) permette di:
– valorizzare le singole individualità mettendole a fattor comune,
– guardare ai mercati adiacenti con un’offerta completa,
– riposizionarsi all’interno dei mercati già compresi.
I principi di competenza, qualità e convenienza permettono di distribuire attività produttive, di formazione e di ricerca in modo corretto, soprattutto all’interno della filiera allargata.
5Zero.org è uno dei tavoli di lavoro dell’Osservatorio della Fondazione SED (Social Economic Development) Enrico Mattei.
È uno dei tavoli principali perché affronta trasversalmente una visione a 360 gradi.
Ovviamente l’aspetto industriale gioca un ruolo fondamentale, ma la prospettiva 5Zero lo lega all’ambiente, alla società e all’energia.
I Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite sono divenuti l’obiettivo di riferimento verso il quale si concentrano gli sforzi di tutti i soggetti nazionali e internazionali che affrontano le emergenze comuni e globali.
In linea con i 17 SDGs (Sustainable Development Goals), la nostra visione si basa sul paradigma 5Zero.
Il paradigma 5Zero è nato e cresciuto in Giappone come Society 5.0 e in Europa come Industry 5.0.
Stanno inoltre emergendo l’Education 5.0 e la Company 5.0
Cosa accomuna questi ambiti sotto la sigla 5Zero?
Si tratta del ruolo della tecnologia, dell’uso della tecnologia, della digitalizzazione come funzionali allo sviluppo dell’uomo, inteso come individuo, collettività, nazione, genere umano nelle sue sfere sociali, intellettive, operative ed emozionali.
Si tratta di costruire un’Epoca 5Zero in cui la crescita di ogni singolo individuo sia prioritaria e in armonia con l’ambiente nelle sue sfere di natura, risorse ed energia.
La Fondazione SED Enrico Mattei contribuisce alla realizzazione dell’Epoca 5Zero implementando il Metodo Mattei attraverso l’applicazione del Modello di Innovazione del Trasferimento Applicativo.